"Febbre" - Jonathan Bazzi
SINOSSI
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbricola, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test all’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato…
COMMENTO
Per il suo romanzo d’esordio, arrivato alla sestina finale del Premio Strega, l’autore Jonathan Bazzi non poteva desiderare di meglio, tanto che, notizia delle ultime settimane, la Cross Production ne ha acquisito i diritti audiovisivi e diventerà presto un film.
Sapevo che non sarebbe stata una lettura semplice, non è mai semplice leggere un’autobiografia in cui l’autore si spoglia totalmente davanti al lettore rivelando i lati più oscuri della propria intimità, ma non immaginavo che questo libro mi sarebbe arrivato come un pugno in pieno stomaco.
É questa la sensazione che si prova pagina dopo pagina: un pugno in pieno stomaco.
Tutta la narrazione è basata sull’alternanza tra presente e passato, un susseguirsi di vicende che ci guidano nella vita di Jonathan, tra i suoi luoghi e i suoi affetti: l’infanzia e l’adolescenza a Rozzano, centro della periferia Milanese, in cui la povertà, culturale ancor prima che economica, stringe i suoi abitanti in una morsa senza scampo; poi il tentativo di evasione e di riscatto nella grande città, in cui il protagonista si rende conto di non essersi mai realmente liberato dei fantasmi del proprio passato.
Jonathan è un ragazzo timido, cresciuto tra mille difficoltà familiari, violenze, pregiudizi e bullismo, il suo libro rappresenta un coming out disarmante, una storia raccontata con il coraggio di chi non teme di affrontare un viaggio tra gli ostacoli del proprio passato, e la forza di chi vuole vivere e non sopravvivere.
Sarebbe riduttivo limitare i temi di questo romanzo a omosessualità, HIV, pregiudizi ed emarginazione, qui c’è molto di più, c’è un ragazzo che si confronta con le proprie ansie e scava fino ad arrivare alla radice, scoprendo di avere tante ferite non ancora rimarginate.
La lettura è assolutamente coinvolgente, lo stile è asciutto, secco, i periodi brevi dettano il ritmo dei ricordi, il discorso indiretto libero incalza come in un flusso di coscienza che stravolge il lettore e lo lascia senza parole, incapace di giudicare le scelte di un ragazzo a cui la vita non ha risparmiato niente.
Ci sono tanti spunti di riflessione, ma credo che il messaggio principale su cui è necessario focalizzarsi sia sostanzialmente uno: certo, ormai con l’HIV si può convivere, la scienza e la medicina hanno fatto progressi e sanno controllare il virus in maniera straordinariamente efficace, ma la prevenzione resta lo strumento più importante, l’amore per se stessi deve essere il perno attorno cui far girare ogni scelta della propria vita.
L’AUTORE
Jonathan Bazzi è nato a Milano nel 1985.
Cresciuto a Rozzano, estrema periferia sud della città, è laureato in Filosofia con una tesi sulla teologia simbolica in Edith Stein.
Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, nel 2015 ha iniziato a collaborare con varie testate e magazine pubblicando articoli, racconti e personal essay.
Alla fine del 2016 ha deciso di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo pubblicato da Gay.it, diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS.
Nel 2019 ha pubblicato Febbre (Fandango Libri), il suo primo romanzo, con il quale ha vinto il Libro dell'anno di Fahrenheit, Rai Radio3, il Premio Bagutta Opera Prima.
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